“Chiediamo che parta subito un percorso per portare immediatamente a 36 le ore di lavoro degli operai della Reset e a 40 ore entro il prossimo anno. L’amministrazione comunale deve mantenere gli impegni sottoscritti nel dicembre 2014”. Lo affermano Monia Caiolo, Mimma Calabrò e Marianna Flauto, rispettivamente al vertice di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, che oggi a Palermo hanno guidato la protesta di oltre 400 dipendenti della Reset. A Palazzo delle Aquile i sindacati hanno incontrato i capigruppo del Consiglio comunale che hanno preso l’impegno di farsi portavoce delle istanze dei lavoratori.
L’aumento delle ore fino al tempo pieno, l’adeguamento dei livelli contrattuali in base alle mansioni realmente svolte, un intervento per rivedere il pagamento delle finanziarie attivate: sono le principali richieste dei 1.650 dipendenti della Reset, società che ha ereditato le funzioni della vecchia Gesip nella quale però i lavoratori risultano essere fortemente penalizzati.
Nel dicembre 2014 l’amministrazione comunale e i sindacati firmarono un accordo che prevedeva tutta una serie di misure per portare la situazione contrattuale dei lavoratori Reset a un livello di normalità. A distanza di oltre un anno quegli accordi non sono stati rispettati.
Per la Reset sono stati messi a disposizione 29 milioni. L’amministrazione aveva rassicurato i sindacati sul fatto che queste somme sarebbero diventate strutturali e che a queste si sarebbero aggiunti gli eventuali risparmi dell’Iva, poi quantificati in 5 milioni. Secondo i sindacati, dunque, queste somme devono essere aggiuntive rispetto ai 29 milioni e non, come sostiene il Comune, incluse nell’importo.
Il sindaco tra l’altro in recenti incontro ha annunciato che per il 2016 ci saranno a disposizione, oltre ai 29 milioni, altri 2 milioni messi dal Comune e che quindi potrà garantire al momento solo un’ora in più ai lavoratori. “Un’elemosina” l’hanno definita i sindacati che non hanno accettato compromessi.
Nel frattempo sui lavoratori sono scoppiate altre due grande. La prima riguarda una trattenuta di circa 150 euro sulle buste paga che in media si aggirano sui 900 euro, per recuperare somme che il Comune aveva anticipato ai tempi della Cassa integrazione e del passaggio da Gesip a Reset. Il caso è stato risolto dai vertici della Reset che dopo le proteste l’hanno bollato come un errore.
L’altro problema riguarda le rate che i lavoratori dovranno riprendere a pagare. La crisi della Gesip aveva infatti portato alla sospensione di finanziarie e debiti vari. Ora che i lavoratori sono transitati in Reset dovranno tornare a pagare le rate ma dovranno farlo a fronte di uno stipendio che non è mai stato adeguato. Anche per questo chiedono al Comune un intervento urgente. “Non è possibile riattivare le cessioni e recuperare i soldi dei circa 650 lavoratori che hanno firmato con questo misero stipendio” scrivono i lavoratori in un volantino.